"Siamo legati ai film come ai nostri migliori sogni". Leo Longanesi

mercoledì 1 febbraio 2012

J.EDGAR ( di C. Eastwood, 2012)



John Edgar Hoover fu a capo dell' FBI ininterrottamente per 48 anni. Sue le idee di un archivio per le impronte digitali e la nascita di laboratori scientifici legati all'agenzia.
Se per molti fu un eroe nazionale, altri lo accusarono di violazione dei diritti civili e di indagini illecite. Famosa la sua lotta al comunismo, le cui indagini coinvolsero anche Charlie Chaplin e Martin Luther King. Spietata la sua caccia ai gangster che portò alla cattura di John Dillinger, il nemico pubblico numero uno. Alcuni lo ritengono anche il principale responsabile delle violenze contro le comunità afroamericane, in particolare contro il movimento delle Pantere Nere.
Quali siano state le sue responsabilità ed implicazioni nelle indagini sui più importanti fatti di cronaca statunitensi (compreso l'omicidio Kennedy), al regista Clint Eastwood poco importa. Ciò che a lui interessa, nella sua ultima opera, è Hoover l'uomo. Anzi, J. Edgar, come amava firmarsi egli stesso. Il film ne ripercorre infatti la vita, dai suoi primi passi nel mondo investigativo, sino alla sua morte nel 1972 avvenuta per attacco cardiaco. La storia americana è vista attraverso gli occhi di un uomo determinato, capace di rivoluzionare il metodo investigativo ma senza metterlo in pratica in prima persona. Non mise lui le manette al rapitore e omicida del piccolo Lindbergh, non fu la sua mano ad uccidere Dillinger, ma conosceva i più intimi particolari della vita di presidenti, senatori, politici. Il film lo ritrae spesso in una stanza buia ad ascoltare,quasi in maniera morbosa, le intercettazioni di uomini importanti in compagnia delle loro più torbide fantasie. Hoover visse “le vite degli altri” perché non ne aveva una propria. Fu un uomo solo (non si sposò mai), richiuso nel suo ufficio dal quale, sotto la sua finestra, vide passare la storia americana.
Cresciuto da una madre autoritaria che non permetteva alcuna debolezza, (tentò di corregerne la piscologica balbuzie), Hoover cercò sempre di nascondere il su vero essere di fronte agli altri. Da questo ne derivò la sua ossessione per il controllo e l'ordine. La sua vita di uomo solitario e segregato alimentarono i “rumors” sulla sua presunta omosessualità. Il regista dà credito a queste voci narrando il rapporto intenso e doloroso tra Hoover e il suo collaboratore, Clyde Tolson, l'uomo che gli restò accanto per tutta la vita.
Clint Eastwood si dimostra ancora una volta un regista capace di penetrare l'animo umano restituendoci un personaggio complicato, sofferente, a tratti commovente. Ma i limiti di questo film sono purtroppo evidenti. La trama si snoda in continui flashback che si aggrovigliano su sé stessi. Il racconto ne risente parecchio, appesantito anche dall'estrema lunghezza dell'opera. Piuttosto grottesco l'uso del trucco per invecchiare i personaggi. Se su Di Caprio il lavoro è stato comunque accurato, quello del suo vice Tolson è davvero imbarazzante. Nell'epoca del digitale e della motion capture la scelta di pesanti "mascheroni" appare quasi anacronistica. 
Peccato infine per gli attori. Doveva essere l'occasione per Di Caprio di vincere il tanto agognato Oscar, ma il film di Eastwood non ha ottenuto alcuna nomination. Se Judi Dench, interprete della madre del protagonista, è sempre una garanzia, la brava Naomi Watts rimane sullo sfondo, nonostante incarni uno dei personaggi tra i più affascinanti : Helen Gandy, segretaria sin dalla prima ora di Hoover e custode dei segreti più oscuri del Bureau.
Eastwood, a mio parere, rimane comunque uno dei registi più capaci e interessanti degli ultimi anni. Per riscoprirlo vi consiglio tre titoli: Mystic River (un film amaro ma indimenticabile), Changeling (con un'inedita Angelina Jolie) e Gran Torino (protagonista lo stesso Eastwood, più burbero che mai.). Per gli amanti dei gangster-movie vi rimando invece a Nemico Pubblico (2009), di Michael Mann sulla cattura di John Dillinger ( un Johnny Depp mai così bravo, che oggi tanto ci manca!). Infine vi segnalo due titoli per apprezzare la bravura (ormai palese!) di Leonardo Di Caprio: The Aviator (incentrato sulla vita di un altro controverso personaggio "born in the USA", Howard Hughes) e The Departed, entrambi di Martin Scorsese. Buona visione!




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