"Siamo legati ai film come ai nostri migliori sogni". Leo Longanesi

mercoledì 5 settembre 2012

IL CAVALIERE OSCURO. IL RITORNO (di C. Nolan, 2012)


Christopher Nolan è un regista cerebrale. Il suo è un cinema psicologico, di pensiero, che fonda le sue radici nel mondo reale anche quando sembra trasportarci in mondi “paralleli”. Quello angosciante di una memoria da ritrovare (Memento); quello competitivo e "magico" del XIX secolo (The Prestige); quello intricato del sogno (Inception); o quello corrotto di Gotham City.  
Ed è proprio con questo realismo che egli si è approcciato a Batman, dando il via, nel 2005, a quello che è stato il reboot del personaggio già plasmato con successo da Tim Burton.
Con Batman begins, Nolan dichiarò ufficialmente di voler introdurre l’Uomo Pipistrello in un contesto reale e di approfondire l’aspetto psicologico dell’uomo (Bruce Wayne) e dell’eroe (Batman). Questo file-rouge ha percorso l’intera saga, iniziata appunto con Batman Begins (2005), proseguita con Il Cavaliere Oscuro (2008) e conclusasi ora con Il Cavaliere Oscuro. Il Ritorno.
Sono passati otto anni dalla morte di Harvey Dent e Batman, assente dai cieli di Gotham, è ancora l’indiziato numero uno. Il Cavaliere Oscuro ha scelto l’esilio per permettere al commissario Gordon di attuare il decreto Dent e ripulire Gotham dalla criminalità. Ma anche Bruce Wayne è un fantasma. Invecchiato e con una gamba malandata, il potente miliardario vive da eremita nel suo castello, accudito dal fido maggiordomo Alfred. Ma, come gli rivela la “felina” Selina Kyle, “sta arrivando una tempesta” e Batman dovrà fare il suo ritorno. La minaccia è incarnata da Bane, un terrorista dall’incredibile forza bruta, il cui viso è nascosto da una terrificante maschera degna di Hannibal Lecter. La sua missione? Indurre alla rivolta le fasce più deboli e i criminali di Gotham contro gli abitanti più agiati.  Un’illusione …perché l’intento finale è quello di  distruggere con una bomba nucleare (creata grazie ad un reattore di fusione destinato all’energia pulita, rubato alla Wayne Enterprises) la stessa città di Gotham. Bane è l’attuale capo della Setta delle Ombre  e intende portare a termine il piano del defunto Ra’s al Ghul.
Il film, in senso temporale, segue gli eventi narrati ne Il Cavaliere Oscuro, ma i maggiori contatti li ha con il primo capitolo della saga, Batman Begins. Tornano infatti la Setta delle Ombre e Ra’s al Ghul, prima mentore e poi nemico dei valori difesi da Batman. La minaccia per Wayne arriva di nuovo da chi lo aveva aiutato a far nascere il “simbolo” del pipistrello. Come in un cerchio non ancora chiuso, Bruce dovrà di nuovo provare la paura e il senso di colpa per uscire definitivamente dall’oscurità. Ecco allora il secondo punto d’incontro con Batman Begins: Bruce Wayne, l’uomo dietro la maschera. Un eroe sì, ma tormentato, mosso soprattutto da rabbia che ha imparato a domare, ma mai del tutto a cancellare.
Come sottolineato nel monologo finale de Il Cavaliere Oscuro, Batman è colui che può sopportare ( anche una colpa non sua, come la morte di Harvey Dent), ma le ferite che riporta (quelle dell’anima) non si rimarginano mai. Dopo la decisione di rivestire i panni di Batman (scelta ostacolata da Alfred che teme la perdita definitiva di colui che ritiene ormai suo figlio), l’eroe cadrà; ma dovrà rialzarsi. Bane infatti scaraventa Bruce in una prigione sotterranea, dove l’unica via di fuga è costituita da un profondo pozzo che sale in superfice. Il parallelismo con il pozzo nel quale il piccolo Bruce cadde da bambino, e dove nacque la sua paura per i pipistrelli, è chiara. Dal pozzo è nato Batman e dal pozzo risorgerà. Ma la luce che alla fine troverà, questa volta sarà diversa: in più, avrà in sé la speranza.
Oltre al profilo psicologico in questo terzo capitolo ritroviamo anche l’ ambientazione realistica. Gotham City può essere una qualunque metropoli americana, come New York o Chicago. E  le minacce affrontate da Batman (terrorismo, crisi economica, rivolte sociali) trovano riscontro nella nostra triste attualità.
Il film offre poche scene d’azione (ma non prive di spettacolarità, come in quella d’apertura, girate ancora una volta in IMAX) privilegiando un racconto che si arricchisce di numerosi “spiegoni”; necessari, e che comunque  non appesantiscono lo scorrere degli eventi. La capacità di Nolan infatti, di non far scemare la tensione rimane intatta.
Confermato l’ottimo cast dei due precedenti episodi: Christian Bale (Wayne/Batman), che da L’uomo senza sonno ha viste finalmente riconosciute le sue capacità attoriali con un Oscar come miglior attore  non-protagonista nel 2011; Gary Oldman (Commissario James Gordon) che invece, inspiegabilmente, un Oscar non l’ha ancora ottenuto; gli impeccabili Michael Caine (Alfred Pennyworth) e Morgan Freeman (Lucius Fox). Altrettanto di rilievo le new entry: i già “noleniani” Tom Hardy (Bane), Marion Cotillard (Miranda Tate) e il giovane talento Joseph Gordon-Levitt (John Blake). Da segnalare anche Matthew Modine nei panni del vice commissario Peter Foley. Ma l’applauso va ad Anne Hathaway. A lei è toccato l’ingombrante ruolo di Catwoman (anche se nel film non viene mai chiamata così!), ovvero la ladra Selina Kyle. La precedente “gatta” di Michelle Pfeiffer era rimasta nei cuori dei fan per carisma e sensualità. Difficile eguagliarla, ma la Hathaway ha superato la prova a pieni voti, dimostrando di potersi calare in ruoli molto diversi.
Illustri infine i camei di Liam Neeson e Cillian Murphy che riprendono i ruoli già assunti nei precedenti episodi (rispettivamente Ra’s al Ghul e Jonathan Crane).
Anche se, personalmente, la mia preferenza rimane per Il Cavaliere Oscuro del 2008, ritengo che l’ultima fatica di Nolan sia un ottimo film, epico quanto basta, interessante per trama e realizzazione. Un’opera da vedere tutto d’un fiato, nonostante la lunghezza ( 2 ore e mezza abbondanti!).
Una degna conclusione, per una saga che rimarrà nella storia del cinema.
 
 
 

Nessun commento:

Posta un commento