"Siamo legati ai film come ai nostri migliori sogni". Leo Longanesi

lunedì 4 giugno 2012

CHRONICLE (di J.Trank, 2012)


Nel panorama dei “found footage film”, cioè delle pellicole realizzate in modo che le immagini sembrano girate dagli stessi protagonisti con videocamera a mano, le idee sembravano ormai esaurite. Ma ecco invece affacciarsi un’opera che amplifica l’uso delle “finte riprese reali” rendendolo interamente funzionale al racconto.
Scritto e diretto dai giovanissimi (27 anni!) Max Landis e Josh Trank, il film narra le straordinarie “gesta” di tre ragazzi che, entrati in contatto con un misterioso blocco luminoso, acquistano improvvisamente il potere della telecinesi. Andrew, Matt e Steve impareranno presto a controllare i loro poteri potenziandone l’effetto. Spostano oggetti sempre più grandi, creano campi magnetici e arrivano addirittura a volare.
 Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità”, ci ha insegnato Spiderman. Ma se il potere cade nelle mani sbagliate, le conseguenze possono essere devastanti. A differenza di Matt e Steve, Andrew è un ragazzo fragile, piegato da una situazione familiare drammatica ( la madre gravemente malata e il padre manesco ed alcolizzato) e alla continua ricerca di affermazione e accettazione. In lui i poteri sono più forti, armato com’è di rabbia e disperazione. Perderà il controllo, non distinguerà più il bene dal male ed entrerà in una spirale di autodistruzione che avrà il suo culmine nel delirio di onnipotenza finale.
Oltre ad Andrew, protagonista assoluta di questo racconto è la telecamera. Essa inizialmente rappresenta lo scudo dietro la quale il fragile ragazzo si nasconde e si protegge. La storia ci viene raccontata attraverso di lei, la quale combacia perfettamente con lo sguardo timido e impacciato di Andrew. Ma quando il ragazzo entrerà in possesso della capacità di muovere gli oggetti, tutto cambierà. Andrew passerà da spettatore passivo ad attore attivo, a creatore principale delle sua stessa storia. Controllerà la cinepresa non più nascondendosi dietro essa, ma standole davanti come per affermare con forza che lui, e solo lui, è fautore delle propria vita. La telecamera fluttuante (perché controllata non più dalle mani ma dalla mente di Andrew) filmerà le “avventure” di questi ragazzi in maniera diversa, sempre più sicura e implacabile. E’ famelica e  crudele, come lo sguardo (da “predatore”) di Andrew.
Se la trama a molti sembrerà “già vista”, ciò che rende originale Chronicle è proprio l’uso “finto-dilettante” della cinepresa che, a differenza di altre opere del genere, diventa un protagonista attivo invece che un semplice mezzo visivo finalizzato alla creazione di tensione e mistero.
Il film inoltre può facilmente inserirsi nel filone “super-eroistico alternativo” (da Kick-Ass al recente e sorprendente Super, passando per Watchmen) dove si preferisce mostrare il lato oscuro dell’eroe piuttosto che il suo alto senso etico e morale.
Ribadendo che la pellicola è interessante, è innegabile però l’incapacità del regista di mantenere alta l’attenzione. Il film (come gli altri del genere “found footage) si propone come un horror-thriller ma non riesce a mantenere costante la tensione nello spettatore. Peccato, a mio modesto parere, trascurabile per uno sceneggiatore (Landis) e un regista (Trank) giovani che possono solo migliorare. Da tenere d’occhio.
Lo stesso vale per gli semi-sconosciuti interpreti. In particolare per Dane DeHaan, anima e occhi azzurri (spettrali!) di Andrew. Convincente.




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