Era il 9 maggio del 1978 quando
il corpo dilaniato di Peppino Impastato fu ritrovato sui binari nei pressi
della cittadina siciliana di Cinisi. Questo terribile omicidio di mafia,
attuato ai danni di un giovane trentenne che con la sua radio libera (Radio
Aut) si ribellava al capo mafia locale a colpi di satira, fu oscurato da un
altro orribile fatto di sangue: il ritrovamento, lo stesso giorno, del corpo di
Aldo Moro. Nel 2000, il regista milanese Marco Tullia Giordana dà finalmente la
giusta visibilità a quell’orribile assassinio, realizzando un film intenso e
struggente come I cento passi.
Dodici anni dopo, lo stesso Giordana
decide di dar voce ad altri tre uomini. Tre vittime del primo attentato
riconducibile alla cosiddetta “strategia della tensione”: la strage di Piazza
Fontana.
Milano. 12 Dicembre 1969. Alle
16.37 viene fatta scoppiare una bomba all’interno della Banca Nazionale
dell’Agricoltura, provocando diciassette morti ottantotto feriti. Le indagini
successive seguirono diverse piste tra cui quella anarchica e quella veneta
neofascista, ma a tutt’oggi la strage di Piazza Fontana non ha colpevoli: né autori
materiali, né mandanti.
Il film di Giordana ricostruisce
in maniera fedele e cronologica i fatti immediatamente precedenti e seguenti
alla scoppio dell’ordigno, concentrandosi soprattutto sulle figure principali.
In particolare sulle tre vittime non conteggiate: l’anarchico Pinelli, il commissario
Calabresi e il presidente Aldo Moro. Diviso in capitoli proprio come un
romanzo, quello di Giordana è un film duro, asciutto che cerca l’empatia con lo
spettatore non attraverso mezzi artificiali o immagini spettacolari ma solo con
la forza dei fatti narrati.
Della stessa natura, essenziale e
sobria, l ‘interpretazione degli attori, quasi a non oscurare con inutili
virtuosismi le persone reali che quella tragedia l’hanno vissuta sulla loro
pelle. Mi riferisco soprattutto agli attori che regalano i loro corpi e le loro
anime ai protagonisti.
Pierfrancesco Favino è un Pinelli
genuino, forse un po’ingenuo, a rappresentare bene l’innocente preso come capro
espiatorio e al quale suicidio “non ci crede nessuno” (come dichiara Il
Professore, impersonato da Giorgio Tirabassi). Valerio Mastrandrea invece ci
regala un Calabresi malinconico, sofferente come chi conosce già il suo destino
( venne assassinato il 17 maggio del 1972). Il suo è lo sguardo di chi vuole
arrivare alla verità ma sa già che pagherà con la vita. Anche l’Aldo Moro di
Fabrizio Gifuni è un uomo consapevole del proprio destino. In questo caso l’attore
ci restituisce un’ interpretazione sentita, sfiorando la mimesi con il vero
Moro.
Di prim’ordine anche il resto del
cast: Luigi Lo Cascio (già Peppino Impastato per Giordana), nei panni del
giudice Paolillo. Michaela Cescon e Laura Chiatti le misurate Signore Pinelli e
Calabresi. Omero Antoniutti un energico Giuseppe Saragat. Non ultimi gli attori
Fasolo, Marchesi e Anselmi interpreti (con tanto di dialetto) dei militanti
veneti di Ordine Nuovo.
Giordana crea un parallelismo tra
Pinelli e Calabresi, a sottolineare un invisibile legame, un unico destino.
Entrambi, prima di andare incontro alla morte, riceveranno un ultimo atto d’amore
e di affetto da parte delle loro mogli. Un gesto semplice, consueto ma che per
quei due uomini sarà l’ultimo: una sciarpa contro il freddo per Pinelli; una
cravatta più adeguata per Calabresi.
Troppe volte abbiamo visto gli
stessi sguardi di Calabresi e Moro nella nostra tragica storia italiana. Pochi invece
i film che ce li hanno restituiti. Che parlano delle pagine buie del “romanzo”
del nostro paese. In un panorama cinematografico dove la commedia la fa da
padrone, dove si vuole ridere per dimenticare la realtà ( a causa della crisi,
si dice), è ormai scomparso il cinema d’inchiesta, quello che parla del passato
per capire il presente. Giordana con I
cento passi e Romanzo di una strage
ce l’ha restituito. Sono pellicole difficili le sue, ma importanti perché non
hanno paura di fare nomi e cognomi e di dare la giusta visibilità a quegli
uomini e a quelle donne che hanno pagato duramente per la verità.
I film difficili servono. Servono
a non dimenticare. Ridere è importante;
ma lo è altrettanto ricordare.
Guarda il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=SIDBMbNMdnM
David’s news: Romanzo
di una strage ha concorso con successo ai David di Donatello 2012.
Ecco i
principali vincitori:
MIGLIOR FILM
Cesare deve morire (F.lli Taviani)
MIGLIOR REGIA
F.lli Taviani (Cesare deve morire)
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Michel Piccoli (Habemus Papam)
MIGLIOR ATTRICE PROTACONISTA
Zhao Tao (Io sono lì)
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Pierfrancesco Favino (Romanzo di una Strage)
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Michela Cescon (Romanzo di una Strage)
MIGLIOR SCENEGGIATURA
Umberto Contarello e Paolo
Sorrentino (This must be the place)
MIGLIOR FOTOGRAFIA
Luca Bigazzi (This must be the place)
MIGLIOR MUSICISTA
David Byrne e Will Oldham (This must be the place)
MIGLIOR FILM DELL’UNIONE EUROPEA
Quasi Amici (Olivier Nakache e Eric Toledano)
MIGLIOR FILM STRANIERO
Una separazione (Asghar Farhadi)
"I Cento Passi" l'ho visto e mi è piaciuto.. dopo il tuo commento guarderò anche questo :) T.
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