"Siamo legati ai film come ai nostri migliori sogni". Leo Longanesi

martedì 20 settembre 2011

SUPER 8 (di J.J.Abrams, 2011)

Se si potesse definire un film con una sola parola, per “Super 8” sceglierei NOSTALGIA. Nostalgia per quei film che ci ricordano l'infanzia. Per quei racconti in cui i ragazzini sono gli eroi. Dove l'amicizia è il motore principale e dove il “diverso” non fa paura. Per chi come me è nato tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 comprenderà meglio di cosa sto parlando. Vi ricordate “E.T”, “I Goonies”, o “Stand by me”? Film d'avventura per ragazzi che ci hanno divertito ed emozionato? Questi titoli hanno un unico comune denominatore: il grande Steven Spielberg. Capostipite del genere e regista di capolavori come “I Predatori dell'arca perduta” e “Schindler's list”da anni ormai ricopre il ruolo di produttore esecutivo (quest'anno però torna alla regia con ben tre titoli). Ma quest'ultimo lavoro sembra davvero partorito dal suo genio. Al suo terzo lungometraggio, J.J.Abrams, creatore di “Lost” e produttore di “Cloverfield” abbraccia totalmente la poetica Spielberg e gli rende omaggio con un film dal sapore tipicamente anni '80.
Ohio, 1979 ( non a caso, trent'anni fa). Un gruppo di ragazzini sta girando un film in super8 da presentare ad un concorso provinciale. Durante le riprese assistono impotenti al deragliamento di un treno. Ai loro giovani occhi apparirà subito chiaro che non si è trattato di un banale incidente e quello che la loro cinepresa ha impresso nella pellicola è qualcosa di davvero spaventoso, al di là di ogni immaginazione.
Ottimo il cast di giovani attori (sembrano usciti direttamente da “I Goonies”) tra cui spicca la tredicenne Elle Fanning (sorella di Dakota, già vista ne “La guerra dei mondi”). Manca la star hollywoodiana di richiamo ma il film si avvale di ottimi interpreti come Kyle Chandler e Ron Eldard, interpreti entrambi di due genitori tormentati.
Se tutto urla sfacciatamente “Spielberg” (le biciclette, ragazzini “diversi” e malinconici, il difficile rapporto con i genitori, l'Area 51) Abrams ci riporta prepotentemente nel 2011 con la scena spettacolare del deragliamento (da brivido!) e con un “altro” che ricorda più da vicino gli alieni di “District 9” (prodotto proprio da Abrams) o la terrificante “presenza” di “Cloverfield” piuttosto che i luminosi “omini” di “Incontri ravvicinati de terzo tipo”. Incarnazione delle nostre peggiori paure, il “mostro” che provoca dolore e distruzione è il triste frutto delle più cattive azioni delle razza umana.
Prodotto dalla Amblin (fondata da Spielberg) e dalla Bad Robot ( di proprietà Abrams) il film tenta una fusione tra il cinema avventuroso pre-adolescienziale anni '80 e quello tutto adrenalina ed effetti speciali dei nostri giorni senza però, a parere di chi scrive, riuscirci definitivamente. Il film alterna infatti scene d'azione ad alta tensione a momenti più intimisti, legati alle tristi condizioni dei piccoli film-makers: due filoni paralleli che sembrano non trovare un vero punto di incontro. Anche nella toccante scena finale, risolutiva della vicenda umana dei protagonisti, tutto ( i colori, la sontuosa colonna sonora, il vento nei capelli) non può non ricordarci le atmosfere di “E.T.”, nonostante lo sguardo di Abrams tenti di ricondurci ad una dimensione più terrena e meno sognante.
La pellicola comunque diverte ed emoziona. In un cinema dove tutto è sequel e prequel e dove gli anni '80 sono di gran moda, qualcuno potrebbe pensare:”Niente di nuovo sul fronte Hollywood”. Forse è vero ma in fondo per noi, cresciuti a pane e Indiana Jones è piacevole tornare a piangere e ridere allo stesso modo di quando immaginavamo un'avventura in stile “Goonies” o di quando sognavamo di volare via su di una bicicletta con E.T.. Nostalgia insomma. La stessa nostalgia che ha portato questi due grandi autori ad incontrarsi e a condividere la loro passione cinefila. Da sottolineare infatti che la giovane troupe del film realizza un simpatico corto ispirato agli horror anni '60 e in particolare a “La notte dei morti viventi” di George Romero (a questo proposito vi invito a non lasciare la sala prima dei titoli di coda). Forse il vero incontro è avvenuto proprio in questo piccolo film nel film.



KUNG FU PANDA 2 (di J.Y.Nelson,2011)

L'antica arte del kung fu ha ormai abbracciato un nuovo stile: quello del Panda. Accanto ai cosiddetti “stili imitativi” (impersonati nel film da Tigre, Scimmia, Vipera, Mantide e Gru), “la versione di Po” ha invaso il mondo dell'animazione con la sua “ingombrante” simpatia. Per il suo sedicesimo lungometraggio in CGI la Dreamworks rispolvera uno dei suoi maggiori successi (700 milioni di dollari al botteghino per il primo capitolo) realizzando un film d'animazione che rende ancora una volta omaggio agli stereotipi orientatali con originale ironia.
Ancora incredulo nel combattere a colpi di kung fu accanto ai suoi miti, i Cinque Cicloni (di cui conserva le “action figure”), Po, novello Guerriero Dragone dovrà fare i conti con le proprie origini (perché suo padre è un'oca??) per trovare la pace interiore e completare così il suo addestramento. Dal suo oscuro passato arriverà infatti Lord Shen, un pavone bianco principe reietto, determinato a conquistare la Cina e a decretare la fine del kung fu.
Rispetto al primo capitolo il racconto si dipana in maniera più lineare favorendo purtroppo una trama meno avvincente (e spesso scontata) che vede protagonisti assoluti Po e la sua nemesi-Lord Shen. I personaggi secondari, già conosciuti nel primo episodio (uno per tutti, il Maestro Shifu) rimangono infatti sullo sfondo, a cornice della più classica battaglia tra il bene e il male (peccato!).
Il film non risparmia comunque notevoli scene d'azione ed episodi divertenti. I combattimenti rispecchiano fedelmente i reali movimenti del kung fu ed è divertente vedere come l'agile arte marziale dei “Furious Five” e quella più “pesante” del panda diano vita ad uno spassoso ma efficace gioco di squadra. Interessante e molto bella l'animazione bidimensionale utilizzata nell'introduzione: le figure si sovrappongo no ai fondali come fluttuanti ombre cinesi.
Torna il ricco e già rodato cast di voci originali (Dustin Hoffman e Angelina Jolie solo per citarne alcuni) capitanato da Jack “Po”Black che dona al tenero panda tutto il suo umorismo ( per la voce italiana, riconfermato Fabio Volo). Tra le new entry invece l'attore inglese Gary Oldman, anima di Lord Shen, il temibile pavone che, sugli schermi italiani, prende vita grazie alla voce avvolgente di Massimo Lodolo. Se la sceneggiatura è ancora affidata a Jonathan Aibel e Glenn Berger (eccezionalmente affiancati da Charlie Kaufman), cambia invece la regia. A prendere il posto dei veterani Mark Osborne (“Spongebob Squarepants”) e John Stevenson (“Shrek” e “Madagascar”), la debuttante Jennifer Yuh Nelson, prima donna a dirigere da sola un lungometraggio d'animazione ad alto budget. Di origine koreana, la Nelson era già stata ideatrice della sequenza d'apertura in 2D e supervisore dello storyboard per il primo capitolo. Di quest'ultimo ha mantenuto stile, umorismo e saggezza orientale (“Non conta chi sei, ma chi scegli di essere”, è il mantra al centro della storia), realizzando un cartoon piacevole, adatto a tutta la famiglia.
In attesa quindi del terzo capitolo (pare siano stati previsti in totale ben 6 episodi), godetevi il ritorno del“panda-monio” con i vostri bimbi.

Guarda il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=M1z8rhbFmkA