Ci sono film che rimangono chiusi in un cassetto per anni. Diritti e script passano di mano in mano fino a ritornare di nuovo in quel polveroso cassetto. Ma ecco che, come in un classico romanzo d'avventura, il cassetto-scrigno viene riaperto e l'idea-tesoro ritrovata.
E' dal 1931 che si tentava di portare sul grande schermo John Carter. Ma solo ora le moderne tecnologie hanno permesso di restituire il mondo fantascientifico creato nel 1912 (cent'anni fa!) da Edgar Rice Burroughs. Divenuto celebre soprattutto per essere il “papà” di Tarzan, Burroughs è noto anche per aver dato alle stampe il primo romanzo del cosiddetto “Ciclo di Marte”. Protagonista dei volumi (ben 11) è il capitano John Carter, veterano della guerra di secessione, trasportato improvvisamente sul pianeta Marte (anzi, Barsoom, come lo chiamano i suoi abitanti) dove diverrà il leader di una guerra tra razze, proprio lui che sulla Terra era uscito dal conflitto americano distrutto e scoraggiato. Ma su Barsoom troverà una nuova forza (la mancanza di gravità gli permette di fare dei salti altissimi), una nuova causa (giusta!) per cui combattere, e anche un nuovo amore (la moglie e la figlia erano morte durante la sua lontananza al fronte): la bella Deja Thoris, principessa dalle sembianze umane, coraggiosa scienziata e guerriera.
Sconosciuto ai più, fuori dai confini americani ( il soldato della Virginia non ha niente a che fare con il fascinoso dottore di E.R.!), John Carter è stato fonte di ispirazione per quasi tutte le saghe più amate della storia del cinema. Da Indiana Jones a Star Wars (le creature marziane non possono non ricordare quelle “intergalattiche” incontrate da Luke Skywalker), da Superman ad Avatar passando per Stargate. E nel film della Disney c'é davvero di tutto : corse a cavallo in perfetto stile western; battaglie super-tecnologiche degne dei grandi blockbuster; e per finire una lotta all'ultimo sangue nella grande Arena alla Russel Crowe ne “Il Gladiatore”. Ma se tutto ha il sapore del “già visto”, vi dovrete ricredere. La capacità di Andrew Stanton ( Alla ricerca di Nemo, Wall-E), secondo regista della scuderia Pixar passato dall'animazione al “live action” ( l'altro è Brad Bird che ha diretto l'ultimo capitolo di Mission Impossible: M.I. Protocollo Fantasma), è stata quella di riuscire a coniugare questi diversi stili restituendoci una pellicola piacevole, non noiosa e ricca di divertenti effetti speciali. Certo, abituati alle splendide sceneggiature Pixar, John Carter risulta di un livello inferiore. Nonostante però non possieda una storia forte, il film scorre lineare, senza grossi colpi di scena ma neanche con prevedibili banalità. La pellicola riesce a catturare l'attenzione del pubblico senza farlo troppo sobbalzare sulla sedia. Ideale quindi per il pubblico di ogni età in pieno stile Disney.
Da elogiare invece l'uso sapiente degli effetti speciali, in particolare della ormai onnipresente “motion capture”. Se le creature “animalesche” sono quasi totalmente digitali, gli altissimi marziani dotati di quattro mani nascondono l'anima di attori del calibro di Willem Deafoe. Nei panni di Tars Tarkas, Defoe è rimasto entusiasta dell'esperienza “mo-cap” che, seppur ne nasconde l'identità, gli ha permesso di riconoscersi negli occhi e nelle espressioni dell' ”alieno verde”.
Buona la prova dei protagonisti, gli semisconosciuti Taylor Kitsch (John Carter) e Lily Collins (Deja Thoris), già visti entrambi in Wolverine con Hugh Jackman.
Se questo è il primo capitolo di una futura saga fantasy, è presto per dirlo (pare che negli Stati Uniti non abbia ottenuto gli incassi sperati). Ma personalmente ritengo che nella grande ondata di eroi Marvel e Dc che prossimamente ci investirà (dal reboot di Spiderman, al terzo capitolo del Batman di Nolan, senza scordare il ritorno di Superman e la colorata accozzaglia degli Avengers), John Carter mi sembra un discreto diversivo.