“Labbra rosso sangue, chioma di nero folgore, cara,cara Biancaneve dammi il
tuo cuore”.
Sarà per le formule magiche in
rima… oppure per le tinte pastello alternate al grigio tetro tipico del genere dark… ma mentre
guardavo questo film mi tornavano spesso alla mente le immagini acquerello di
quel primo film della Disney datato 1937:”Biancaneve
e i sette anni”.
Sembrerà strano ma il primo
lungometraggio di Rupert Sanders ha più tratti in comune con quel rivoluzionario
cartoon che non con il recentissimo “Biancaneve”
di Tarsem Singh, uscito appena il 4 aprile 2012. Perché? Perché in entrambi i
Grimm sono ben presenti.
La più famosa e amata fiaba, nata
dalla penna dei Fratelli di Hanau, trova
un ennesimo adattamento in cui si cerca
di coniugare la fiaba originale con quella “cartooniana” che tutti conosciamo.
E’ risaputo che i Grimm non disdegnavano particolari macabri nelle loro fiabe,
ripulite poi nelle versioni anglosassoni dell’800 ma soprattutto dal “purismo”
Disney. Ma lo stesso zio Walt, con il film del 1937, era consapevole sia
dell’importanza del lieto fine sia che le fiabe per bambini devono fare paura.
Ecco allora una Strega brutta ed inquietante (il male deve sempre essere
ripugnante) e un fitto bosco tenebroso per Biancaneve. E la fanciulla che corre
atterrita nella foresta oscura del film di Sanders mi ha proprio ricordato la
stessa sequenza del film Disney. Visivamente di grande effetto entrambe.
Di fiabesco e disneyano c’è poi
il classico bacio che risveglia la “bella”, avvelenata dalla mela. Ma al
classico Principe Azzurro ( che pure c’è) si preferisce modernizzare la storia (questo, di fondo, l’intento del
film) con un cacciatore vedovo e dedito
all’alcool che farà di Biancaneve una valorosa guerriera. Anche la Principessa
dalla pelle bianca, le labbra rosse e i capelli colore dell’ebano, (che viene presentata
come una novella Giovanna D’Arco profondamente spirituale e pronta alla
battaglia) nasconde in realtà una moderna teenager, con tanto di pantaloni attillati sotto l’ampia
gonna.
Respiriamo ancora i Grimm nei
paesaggi oscuri, nel Troll che aggredisce il cacciatore, nei corvacci neri, “struttura
intima” della perfida Regina Ravenna (in originale Raven, cioè “corvo”),
matrigna di Biancaneve, pronta a tutto per distruggere colei che può sottrarle
lo scettro di più bella del reame. Come nelle fiaba dei teutonici fratelli,
ella mantiene la sua bellezza privando della giovinezza le fanciulle in fiore
del suo regno. E brama il cuore puro di Biancaneve; della “prescelta”, dell’unica
in grado di annientarla per sempre.
Disney invece ritorna palesemente
nel mondo sotterraneo dei nani (qui
otto!) pieno di fate e teneri animaletti, pronti ad inchinarsi davanti alla
loro Principessa.
L’atmosfera delle scene qui
ambientate però sembra quasi estranea al film, a evidenziare l’indecisione del
regista tra fiaba tradizionale e dark fantasy. Gli elementi fin qui descritti
infatti non sembrano mai trovare un punto d’incontro. L’opera non riesce a
mantenere un filo coerente e persino il racconto non ha il coraggio di approfondire
i caratteri e i legami dei propri personaggi. Il rapporto tra Biancaneve e il
Cacciatore rimane in sospeso, a suggerire un triangolo amoroso al quale si
aggiunge William, il “presunto” Principe Azzurro. E anche il profondo legame (“Ho visto ciò che vede”,
asserisce la Principessa) che unisce
Biancaneve a Ravenna rimane in superfice, chiudendosi poi
frettolosamente nel prevedibile finale.
Va comunque dato il merito a Sanders di aver confezionato una buona
pellicola di intrattenimento con notevoli effetti visivi. E inoltre, alcuni
espedienti narrativi interessanti ci sono. Come le ragazze sfregiate per evitare
il furto delle loro giovinezza da parte
di Ravenna; o il subdolo “travestimento” scelto dalla stessa matrigna per
indurre Biancaneve a mordere la “famigerata” mela avvelenata.
Per quanto riguarda il cast, Kristen
Stewart (star della saga di Twilight)
è perfetta come “dark Snow White” ma la sua interpretazione, fatta soprattutto
di sguardi, è piuttosto debole. La stessa cosa vale per Chris Hemsworth (il
Cacciatore) che, nonostante sia passato
dal martello all’accetta, rimane un Thor
dai pochi (se non nulli) sorrisi e una recitazione mono-espressiva. Peccato per
i nani, tra le cui fila spiccano nomi come Bob Hoskins, Ian McShane e Nick
Frost. I loro personaggi non sono stati sfruttati come meritavano.
Chi invece non delude ( e non
avevo dubbi!) è Charlize Theron nei “neri” panni della regina Ravenna.
Magnetica, crudele e bellissima come solo lei poteva essere. Occhi penetranti,
fisico statuario e un’interpretazione piena di sfumature ma mai sopra le righe.
Infine, segnalo come il
misterioso ( e lunghissimo!) piano sequenza finale possa dare adito ad un
possibile sequel. Ma…e lo chiedo a voi….per la più nota delle fiabe che per
tradizione inizia con un “C’era una volta…”
, può esserci un “to be continued…”??
Guarda il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=gAMzMkpTuZA
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