"Siamo legati ai film come ai nostri migliori sogni". Leo Longanesi

giovedì 19 luglio 2012

BIANCANEVE E IL CACCIATORE ( di R. Sanders, 2012)


Labbra rosso sangue, chioma di nero folgore, cara,cara Biancaneve dammi il tuo cuore”.
Sarà per le formule magiche in rima… oppure per le tinte pastello alternate al  grigio tetro tipico del genere dark… ma mentre guardavo questo film mi tornavano spesso alla mente le immagini acquerello di quel primo film della Disney datato 1937:”Biancaneve e i sette anni”.
Sembrerà strano ma il primo lungometraggio di Rupert Sanders ha più tratti in comune con quel rivoluzionario cartoon che non con il recentissimo “Biancaneve” di Tarsem Singh, uscito appena il 4 aprile 2012. Perché? Perché in entrambi i Grimm sono ben presenti.
La più famosa e amata fiaba, nata dalla penna dei Fratelli di Hanau,  trova un ennesimo adattamento  in cui si cerca di coniugare la fiaba originale con quella “cartooniana” che tutti conosciamo. E’ risaputo che i Grimm non disdegnavano particolari macabri nelle loro fiabe, ripulite poi nelle versioni anglosassoni dell’800 ma soprattutto dal “purismo” Disney. Ma lo stesso zio Walt, con il film del 1937, era consapevole sia dell’importanza del lieto fine sia che le fiabe per bambini devono fare paura. Ecco allora una Strega brutta ed inquietante (il male deve sempre essere ripugnante) e un fitto bosco tenebroso per Biancaneve. E la fanciulla che corre atterrita nella foresta oscura del film di Sanders mi ha proprio ricordato la stessa sequenza del film Disney. Visivamente di grande effetto entrambe.
Di fiabesco e disneyano c’è poi il classico bacio che risveglia la “bella”, avvelenata dalla mela. Ma al classico Principe Azzurro ( che pure c’è) si preferisce modernizzare  la storia (questo, di fondo, l’intento del film)  con un cacciatore vedovo e dedito all’alcool che farà di Biancaneve una valorosa guerriera. Anche la Principessa dalla pelle bianca, le labbra rosse e i capelli colore dell’ebano, (che viene presentata come una novella Giovanna D’Arco profondamente spirituale e pronta alla battaglia) nasconde in realtà una moderna teenager,  con tanto di pantaloni attillati sotto l’ampia gonna.
Respiriamo ancora i Grimm nei paesaggi oscuri, nel Troll che aggredisce il cacciatore, nei corvacci neri, “struttura intima” della perfida Regina Ravenna (in originale Raven, cioè “corvo”), matrigna di Biancaneve, pronta a tutto per distruggere colei che può sottrarle lo scettro di più bella del reame. Come nelle fiaba dei teutonici fratelli, ella mantiene la sua bellezza privando della giovinezza le fanciulle in fiore del suo regno. E brama il cuore puro di Biancaneve; della “prescelta”, dell’unica in grado di annientarla per sempre.
Disney invece ritorna palesemente  nel mondo sotterraneo dei nani (qui otto!) pieno di fate e teneri animaletti, pronti ad inchinarsi davanti alla loro Principessa.
L’atmosfera delle scene qui ambientate però sembra quasi estranea al film, a evidenziare l’indecisione del regista tra fiaba tradizionale e dark fantasy. Gli elementi fin qui descritti infatti non sembrano mai trovare un punto d’incontro. L’opera non riesce a mantenere un filo coerente e persino il racconto non ha il coraggio di approfondire i caratteri e i legami dei propri personaggi. Il rapporto tra Biancaneve e il Cacciatore rimane in sospeso, a suggerire un triangolo amoroso al quale si aggiunge William, il “presunto” Principe Azzurro. E anche il profondo legame (“Ho visto ciò che vede”, asserisce la Principessa) che unisce  Biancaneve a Ravenna rimane in superfice, chiudendosi poi frettolosamente nel prevedibile finale.
Va comunque dato il merito a  Sanders di aver confezionato una buona pellicola di intrattenimento con notevoli effetti visivi. E inoltre, alcuni espedienti narrativi interessanti ci sono. Come le ragazze sfregiate per evitare il furto delle loro giovinezza  da parte di Ravenna; o il subdolo “travestimento” scelto dalla stessa matrigna per indurre Biancaneve a mordere la “famigerata” mela avvelenata.
Per quanto riguarda il cast, Kristen Stewart (star della saga di Twilight) è perfetta come “dark Snow White” ma la sua interpretazione, fatta soprattutto di sguardi, è piuttosto debole. La stessa cosa vale per Chris Hemsworth (il Cacciatore)  che, nonostante sia passato dal martello all’accetta, rimane un Thor dai pochi (se non nulli) sorrisi e una recitazione mono-espressiva. Peccato per i nani, tra le cui fila spiccano nomi come Bob Hoskins, Ian McShane e Nick Frost. I loro personaggi non sono stati sfruttati come meritavano.
Chi invece non delude ( e non avevo dubbi!) è Charlize Theron nei “neri” panni della regina Ravenna. Magnetica, crudele e bellissima come solo lei poteva essere. Occhi penetranti, fisico statuario e un’interpretazione piena di sfumature ma mai sopra le righe.
Infine, segnalo come il misterioso ( e lunghissimo!) piano sequenza finale possa dare adito ad un possibile sequel. Ma…e lo chiedo a voi….per la più nota delle fiabe che per tradizione inizia con un “C’era una volta…” , può esserci un “to be continued…”??



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