Curtis LaForche è un uomo qualunque. La sua è una vita
tranquilla, dedita al lavoro e alla famiglia. Ma la sua serenità è ben presto
minata da qualcosa di terribile e misterioso. Il suo sonno è ricorrentemente
disturbato da angoscianti incubi che iniziano sempre con l’arrivo di un tremendo
temporale. Nella mente di Curtis si insinua il pensiero che quella “tempesta
perfetta” possa davvero abbattersi sulla sua casa e mettere in pericolo la vita
della moglie Samantha e della sua bimba, Hannah, affetta da sordità. Decide
perciò di costruire un rifugio anti-uragano. L’ostinazione con la quale persegue
la sua missione logora però i legami con amici e colleghi, ma soprattutto mette
a dura prova il rapporto con la giovane moglie.
Jeff Nichols (considerato uno tra
i più promettenti giovani registi) ci regala una pellicola che, fin dalla prima
inquadratura, coinvolge appieno lo spettatore, risucchiandolo in un vortice di
paura, tensione e mistero; emozioni che tormentano la mente del protagonista. Lo
spettatore vive con lui la sua tragedia. Il terrore per quei tuoni e per quella
strana pioggia scura; la paura per la propria figlia; il timore di soffrire
degli stessi disturbi (la schizofrenia) della propria madre. Curtis ha infatti
la consapevolezza di poter essere malato, ma l’ossessione di costruire un
rifugio per la propria famiglia è più forte di qualsiasi dubbio (“Lo devo fare”, dice sicuro alla moglie).
E proprio il dubbio tra malattia e premonizione pervaderà tutto il film. Fino
all’enigmatico finale, dove però si asserisce una verità importante: quella che
spesso il vero rifugio, il vero riparo dai pericoli del mondo, si trova solo in
chi si ama. Solo una moglie, una figlia, oppure un amico possono comprendere i
tuoi timori e condividerli con te.
Percepirli, vederli, viverli allo stesso modo, e non farti più sentire solo.
Scritto dallo stesso Nichols, Take Shelter è un piccolo gioiello di
tecnica e capacità recitativa.
La fotografia di Adam Stone è
perfetta. Essa rende la profonda provincia americana (siamo in una piccola
cittadina dell’Ohio) ancora più vasta e sconfinata, a sottolineare quanto l’uomo
(in questo caso Curtis) sia piccolo e impotente di fronte alla forza della
natura.
C’è l’ 11 settembre nella diffidenza di Curtis verso il suo
prossimo; e c’è l’uragano Katrina in quel cielo minaccioso. Le più intime paure
dell’americano medio (e dell’Occidente) tutte racchiuse nel corpo sì imponente,
ma schiacciato e lacerato, di Michael Shannon. L’attore statunitense ( davvero
in grande spolvero) ci restituisce una straordinaria interpretazione , facendo
di Curtis una maschera tragica dei nostri tempi. Ad affiancare Shannon, una
brava Jessica Chastain (già vista quest’anno in The Help), nei panni della moglie-coraggio che resta accanto al
marito. Splendida anche la caratterista Kathy Baker (Edward mani di forbice, Il Club di Jane Austen), interprete della
madre schizofrenica. Poche immagini e parole le sue, ma che rimangono impresse.
Lo stesso si può dire del film.
Immagini ripetitive ma mai banali e dotate di senso; pochi dialoghi ma
profondi, essenziali, sottolineati da una musica stridente ma mai completamente
disturbante. Effetti speciali minimi ma che ti fanno davvero sentire dentro il
film ( altro che 3D!). Assieme a Curtis infatti, sembra di sentirlo quel vento forte
sulla faccia, o quelle strane gocce di pioggia sulla sua mano.
Un film raro.
Guarda il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=e_weQ8Yxhp0
22 Luglio 2012: Recensione pubblicata anche sul sito www.binarioloco.it