"Siamo legati ai film come ai nostri migliori sogni". Leo Longanesi

domenica 13 maggio 2012

ROMANZO DI UNA STRAGE (di M.T.Giordana, 2012)


Era il 9 maggio del 1978 quando il corpo dilaniato di Peppino Impastato fu ritrovato sui binari nei pressi della cittadina siciliana di Cinisi. Questo terribile omicidio di mafia, attuato ai danni di un giovane trentenne che con la sua radio libera (Radio Aut) si ribellava al capo mafia locale a colpi di satira, fu oscurato da un altro orribile fatto di sangue: il ritrovamento, lo stesso giorno, del corpo di Aldo Moro. Nel 2000, il regista milanese Marco Tullia Giordana dà finalmente la giusta visibilità a quell’orribile assassinio, realizzando un film intenso e struggente come I cento passi.
Dodici anni dopo, lo stesso Giordana decide di dar voce ad altri tre uomini. Tre vittime del primo attentato riconducibile alla cosiddetta “strategia della tensione”: la strage di Piazza Fontana.
Milano. 12 Dicembre 1969. Alle 16.37 viene fatta scoppiare una bomba all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando diciassette morti ottantotto feriti. Le indagini successive seguirono diverse piste tra cui quella anarchica e quella veneta neofascista, ma a tutt’oggi la strage di Piazza Fontana non ha colpevoli: né autori materiali, né mandanti.
Il film di Giordana ricostruisce in maniera fedele e cronologica i fatti immediatamente precedenti e seguenti alla scoppio dell’ordigno, concentrandosi soprattutto sulle figure principali. In particolare sulle tre vittime non conteggiate: l’anarchico Pinelli, il commissario Calabresi e il presidente Aldo Moro. Diviso in capitoli proprio come un romanzo, quello di Giordana è un film duro, asciutto che cerca l’empatia con lo spettatore non attraverso mezzi artificiali o immagini spettacolari ma solo con la forza dei fatti narrati.
Della stessa natura, essenziale e sobria, l ‘interpretazione degli attori, quasi a non oscurare con inutili virtuosismi le persone reali che quella tragedia l’hanno vissuta sulla loro pelle. Mi riferisco soprattutto agli attori che regalano i loro corpi e le loro anime ai protagonisti.
Pierfrancesco Favino è un Pinelli genuino, forse un po’ingenuo, a rappresentare bene l’innocente preso come capro espiatorio e al quale suicidio “non ci crede nessuno” (come dichiara Il Professore, impersonato da Giorgio Tirabassi). Valerio Mastrandrea invece ci regala un Calabresi malinconico, sofferente come chi conosce già il suo destino ( venne assassinato il 17 maggio del 1972). Il suo è lo sguardo di chi vuole arrivare alla verità ma sa già che pagherà con la vita. Anche l’Aldo Moro di Fabrizio Gifuni è un uomo consapevole del proprio destino. In questo caso l’attore ci restituisce un’ interpretazione sentita, sfiorando la mimesi con il vero Moro.
Di prim’ordine anche il resto del cast: Luigi Lo Cascio (già Peppino Impastato per Giordana), nei panni del giudice Paolillo. Michaela Cescon e Laura Chiatti le misurate Signore Pinelli e Calabresi. Omero Antoniutti un energico Giuseppe Saragat. Non ultimi gli attori Fasolo, Marchesi e Anselmi interpreti (con tanto di dialetto) dei militanti veneti di Ordine Nuovo.
Giordana crea un parallelismo tra Pinelli e Calabresi, a sottolineare un invisibile legame, un unico destino. Entrambi, prima di andare incontro alla morte, riceveranno un ultimo atto d’amore e di affetto da parte delle loro mogli. Un gesto semplice, consueto ma che per quei due uomini sarà l’ultimo: una sciarpa contro il freddo per Pinelli; una cravatta più adeguata per Calabresi.
Troppe volte abbiamo visto gli stessi sguardi di Calabresi e Moro nella nostra tragica storia italiana. Pochi invece i film che ce li hanno restituiti. Che parlano delle pagine buie del “romanzo” del nostro paese. In un panorama cinematografico dove la commedia la fa da padrone, dove si vuole ridere per dimenticare la realtà ( a causa della crisi, si dice), è ormai scomparso il cinema d’inchiesta, quello che parla del passato per capire il presente. Giordana con I cento passi e Romanzo di una strage ce l’ha restituito. Sono pellicole difficili le sue, ma importanti perché non hanno paura di fare nomi e cognomi e di dare la giusta visibilità a quegli uomini e a quelle donne che hanno pagato duramente per la verità.
I film difficili servono. Servono a  non dimenticare. Ridere è importante; ma lo è altrettanto ricordare.




David’s news: Romanzo di una strage ha concorso con successo ai David di Donatello 2012.
Ecco i principali vincitori:

MIGLIOR FILM
Cesare deve morire (F.lli Taviani)

MIGLIOR REGIA
F.lli Taviani (Cesare deve morire)

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Michel Piccoli (Habemus Papam)

MIGLIOR ATTRICE PROTACONISTA
Zhao Tao (Io sono lì)

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Pierfrancesco Favino (Romanzo di una Strage)

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Michela Cescon (Romanzo di una Strage)

MIGLIOR SCENEGGIATURA
Umberto Contarello e Paolo Sorrentino (This must be the place)

MIGLIOR FOTOGRAFIA
Luca Bigazzi (This must be the place)

MIGLIOR MUSICISTA
David Byrne e Will Oldham (This must be the place)

MIGLIOR FILM DELL’UNIONE EUROPEA
Quasi Amici (Olivier Nakache e Eric Toledano)

MIGLIOR FILM STRANIERO
Una separazione (Asghar Farhadi)

domenica 6 maggio 2012

THE AVENGERS (di J.Whedon, 2012)


Ho adorato l’Iron Man (il primo!) dalla faccia da schiaffi di Robert Downey Jr. Non mi sono entusiasmata per Captain America, al quale ho preferito lo “sheakespeariano” (ma non troppo) Thor di Kenneth Branagh. E sono forse tra i pochi ad aver amato l’Hulk di Ang Lee.
Con queste premesse, accompagnate da non poca preoccupazione, mi sono approcciata a The Avengers. La presunzione di sapere che cosa aspettarmi (una mega, coloratissima e fracassona americanata) ha presto lasciato il posto al divertimento e lo stupore per un popcorn-movie tutto sì effetti speciali, ma con personaggi ben delineati e una buona dose di humour.
Basato sull’albo uscito nel 1963, il film  rappresenta un crossover tra i personaggi principali di alcune pellicole targate Marvel (i supereroi già citati) al quale si aggiungono la sexy spia Vedova Nera (forse prossimo spin-off) e l’arciere Occhio di Falco. Quest’ultimi sono agenti speciali dello S.H.I.E.L.D. , l’organizzazione spionistica e militare per il mantenimento della pace, che fa capo al colonello Nick Fury. Ideata per far fronte a gravi minacce di livello internazionale, la S.H.I.E.L.D ha in seno un progetto segretissimo denominato “Vendicatori”. Esso prevede il reclutamento di “soldati” dotati di capacità uniche, in grado di vincere battaglie ad altissimo grado di pericolosità. Quando il nostro pianeta viene minacciato dal dio scandinavo Locki (fratellastro “adottato” di Thor) con il suo esercito di alieni (i Chitauri), Fury comprende che l’unica speranza è l’avvio del progetto. Tony Stark/Iron Man (uno dei pochi a conoscere il progetto), Steve Rogers/Captain America, Bruce Banner/Hulk e lo stesso Thor si aggiungono perciò a Natasha Romanoff/Vedova Nera e Clint Barton/Occhio di Falco per formare una squadra (una specialissima “task force”) dai poteri a dir poco formidabili.
Se le straordinarie capacità dei singoli eroi sono scontate, non lo sono altrettanto le loro “abilità” di collaborazione. L’altruismo e i solidi principi del Capitano Rogers cozzano con l’ego gigantesco e sbruffone di Tony Stark, che a sua volta entra i conflitto con la megalomania “divina” del potente Thor. E le provocazioni sempre del solito Stark, mettono a dura prova il precario equilibrio psicologico del Dott.Banner. Ma presto battibecchi e sciocche “botte da orbi” (divertente il combattimento tra Iron Man e Thor al quale è costretto metter fine Captain America), dovranno essere messe da parte, perché solo nell’unione c’è la vera forza. Così, dietro il solido scudo (sarà un caso che l’agenzia si chiami Shield?!) di Captain America (il vero vendicatore-soldato in grado di coordinare un’azione di guerra) i nostri eroi affronteranno uniti un’ epica battaglia per la salvezza della Terra.
Il regista Joss Whedon (Buffy l’ammazzavampiri) ha affrontato un’impresa quasi titanica. E’ riuscito a ritagliare il giusto spazio per ogni personaggio/protagonista di questo film, realizzando una pellicola di lunga durata (quasi 2 ore e mezza) ma divertente, non noiosa e con dialoghi gustosi ( le battute di Downey Jr. su tutti). La lunga battaglia finale (oltre ad essere un esplosione di effetti speciali di “trasformerniana” memoria) non stanca, in quanto intervallata a sorpresa da divertenti gag con protagonista il serioso Hulk.
Azzeccata inoltre la scelta degli attori. In aggiunta al perfetto Robert-Iron Man-Downey Jr., ottima la new entry Mark Ruffalo che sostituisce Edward Norton nei “verdi” panni di Hulk. Il viso da bravo ragazzo di Chris Evans incarna al meglio l’americanissimo Capitano ( ai posteri la sua battuta “Hulk…spacca!”), mentre rimane poco convincente il Thor dell’australiano Chris Hemsworth. Sexy e allo stesso tempo algida la Vedova Nera di Scarlett Johansson; robusta la performance di Jeremy Renner per Occhio di Falco. Un po’ sullo sfondo ma sempre impeccabile Samuel L. Jackson nei panni di Nick Fury. Da menzionare (lo si dovrebbe fare più spesso!) anche Clark Gregg, interprete dell’agente Phil Coulson (già visto in Iron Man). Ma il primo premio va a Tom Hiddleston, giovane attore inglese, che regala al suo Locki uno sguardo glaciale, in fondo al quale però si nasconde una grande sofferenza e fragilità. Già impeccabile in Thor, non ha deluso le aspettative. Per me, il migliore.
Per concludere alcune curiosità: l’Hulk di Ruffalo è l’unico (rispetto a i due precedenti) realizzato in "motion capture".  Si permette così all’attore di riconoscere le proprie espressioni nel personaggio. The Avengers è il primo film della Marvel ad essere distribuito dalla Disney, che ha acquistato gli eroi creati da Stan Lee nell’agosto del 2009 per una cifra pari a 4 miliardi di dollari.